Prefazione – I primi dieci anni dalla ripresa della pubblicazione della Rivista del Diritto della Navigazione
Ricordo con commozione il 13 settembre di dieci anni fa quando, presso la Biblioteca del Senato, presentammo ufficialmente la ripresa della pubblicazione della «Rivista del Diritto della Navigazione», in una sala gremitissima con la presenza autorevole di studiosi di tutte le generazioni, esponenti dell’ordine giudiziario, del Foro, dell’allora Ministero dei trasporti, della Marina militare, della Guardia di finanza, dell’Aeronautica militare, di Confitarma, Fincantieri, Finmeccanica, ENAC, ENAV e delle imprese del settore marittimo, aeronautico e delle infrastrutture. Il numero elevatissimo di tante presenze prestigiose era dovuto soprattutto alla volontà di rendere omaggio ad uno straordinario maestro, il prof. Antonio Lefebvre d’Ovidio: «senza di lui non si sarebbe scritto il codice della navigazione», come ricordato da Dino Grandi e da Gabriele Pescatore.
Al prof. Lefebvre si deve la capacità di intravedere, alla fine degli anni ’30, l’esigenza di una specifica ed autonoma branca del diritto che regolasse il settore marittimo ed aereo, nell’incipiente fenomeno della globalizzazione, la cui portata Egli aveva perfettamente compreso con grande lungimiranza. Il suo pensiero rifletteva il ruolo fondamentale che aveva avuto accanto ad Antonio Scialoja, suo Maestro, nella definizione del diritto della navigazione e nella redazione del codice. Purtroppo, è mancato solo qualche mese dopo la presentazione della Rivista la cui ripresa ha costituito per Lui una grandissima gioia e lo ha impegnato fino all’ultimo giorno della Sua lunga e straordinaria vita di giurista insigne e di grande avvocato.
In questi dieci anni molte cose sono cambiate.
Il periodo che stiamo vivendo induce a riflettere sulla formazione del giurista, sull’insegnamento delle materie giuridiche e sulla funzione delle riviste scientifiche che non possono prescindere dalla realtà fattuale di fenomeni in continuo divenire. In particolare, rammento: l’internazionalizzazione, l’interdisciplinarietà, la trasformazione digitale e la informatizzazione anche della giurisprudenza. Per assicurare percorsi formativi adeguati devono, quindi, approfondirsi i rapporti tra regolamentazione nazionale, europea ed internazionale, tra specializzazione e saperi trasversali. Basti, poi, pensare agli attuali labili confini tra diritto privato e pubblico (la cui dicotomia era una volta indiscutibile), ai rapporti tra Stato, mercato ed autorità preposte alla vigilanza, al confine tra autorità, libertà e privacy, alla competizione tra ordinamenti (la possibilità di scegliere la legge ed il foro più conveniente), alla disciplina della concorrenza e alle libertà connesse al mercato dell’Ue. Si aggiungano, inoltre, le profonde mutazioni dovute alla crisi economica del 2008 ed all’emergenza Covid che hanno comportato tra l’altro, anche a causa della conseguente de-globalizzazione, l’intervento dello Stato a sostegno dei privati e di vari settori economici e la tutela del contraente più debole. Da tutto ciò ne consegue una inedita trasversalità dei saperi a cui l’Università e le scienze giuridiche non possono sottrarsi.
Le trasformazioni del diritto (nella forma e nel contenuto), causate dalla globalizzazione delle fonti, dal dilatarsi della funzione giurisdizionale, dalla internazionalizzazione, dall’intelligenza artificiale e dagli algoritmi inducono, quindi, a ricorrere ad un nuovo modello formativo dei giuristi per prepararli alle profonde mutazioni in atto negli ordinamenti giuridici contemporanei, sempre più riflettenti interdipendenze, evoluzioni, contaminazioni ed esigenze di uniformità. Inoltre, emergono nuove modalità di trasporto che necessitano di individuare una disciplina adeguata (trasporto combinato e multimodale), insieme alla efficienza della catena logistica ed alla mobilità sostenibile, nella consapevolezza del profondo mutamento del sistema dei trasporti come effetto del processo di deregulation e dei principi di liberalizzazione e privatizzazione in corso, processi avviati dagli anni ’90, anche a seguito dei principi unionali di libera concorrenza e di libera circolazione.
A ciò si aggiunga l’esigenza di guardare alla realizzazione di un mercato sostenibile, coniugando le istanze liberistiche, emergenti dal processo di globalizzazione, con le doverose esigenze di natura pubblicistica di tutela della sicurezza e di solidarietà sociale, volta a garantire la tutela degli utenti ed eque opportunità di accesso ai servizi di trasporto. Queste sfide, che attendono il giurista del XXI secolo, richiedono alle Università la dovuta flessibilità per adattare i corsi a queste nuove esigenze con maggiore autonomia e per superare la rigidità dei programmi centralizzati. In particolare, il regime degli spazi marittimi ed aerei, la cyber security, le telecomunicazioni, le attività aerospaziali, la tutela dell’ambiente, la transizione energetica, la mobilità sostenibile, i droni e le navi senza pilota rappresentano le nuove frontiere che i giuristi e gli operatori dovranno affrontare nell’attuale e futura realtà economica ed imprenditoriale.
A queste sfide non può sottrarsi la «Rivista del Diritto della Navigazione» che vanta la propria nascita nel 1935 con la direzione di Antonio Scialoja e di Antonio Lefebvre d’Ovidio e che, con i suoi preziosi contributi, ha dato fondamento alla specialità del diritto della navigazione ed alla necessità di un codice autonomo e ne ha seguito nel corso dei decenni la sua naturale evoluzione. La Rivista, nel rispetto della sua attenzione al «diritto vivente», aspira a rivendicare il ruolo propulsivo che ha avuto fin dalla sua fondazione e la sua posizione di rivista generale del settore della navigazione, continuando ad affrontare, oltre alle tematiche tradizionali, le nuove frontiere della materia, aperte sia dalle più recenti innovazioni tecnologiche, sia dal quadro tormentato dell’attuale contesto politico ed economico, nella consapevolezza della rilevanza della navigazione marittima ed aerea, del sistema trasporti e della logistica per lo sviluppo e la crescita del Paese.
L’impegno che ho assunto, insieme ai miei compagni di viaggio, è quello di procedere in base al principio «decidere cosa fare oggi con gli occhi del domani». È questo l’insegnamento più prezioso che il mio maestro Antonio Lefebvre d’Ovidio mi ha lasciato e che intendo perseguire con determinazione, nel ricordo indelebile della sua capacità di intercettare le dinamiche del futuro con grande lucidità. La ripresa della pubblicazione della Rivista non avrebbe potuto vedere la luce senza la preziosa collaborazione degli amici ed eccellenti colleghi proff. Michele Comenale Pinto, Umberto La Torre, Monica Brignardello, Elisabetta Rosafio e delle giovani e valentissime leve Adele Marino e Giovanni Pruneddu, che coordinano il lavoro di redazione con grande dedizione e professionalità, trattandosi di una rivista di fascia A che si è accreditata a livello internazionale su Scopus. A ciascuno di loro va il mio più affettuoso e sentito ringraziamento per la tenace e fattiva collaborazione alla pubblicazione della Rivista.
Ringrazio di cuore, altresì, tutti coloro che hanno scelto la «Rivista del Diritto della Navigazione» offrendo i propri contributi sempre di notevole qualità scientifica, concorrendo al suo prestigio. Un ringraziamento speciale desidero rivolgere a Manfredi Lefebvre d’Ovidio per il costante e significativo sostegno alla Rivista, non solo in ossequio al desiderio del padre, ma anche per il personale coinvolgimento, frutto di una Sua spiccata sensibilità per il settore della navigazione, anche acquisita espandendo l’impresa croceristica di famiglia «Silversea», che, a livello mondiale, sotto la Sua guida, è stata considerata la prima nel segmento del lusso. Il mio Maestro, nella prefazione in occasione della ripresa della pubblicazione nel 2010, ha così concluso: «Siamo lieti di riprendere il cammino». Dopo dieci anni, con commozione ed orgoglio, insieme ai carissimi amici che condividono questa lunga navigazione, «siamo lieti di continuare il cammino», ispirati dalla perenne giovinezza dell’insegnamento di Antonio Lefebvre d’Ovidio.
ELDA TURCO BULGHERINI
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Marzo 2021